Il tema della politica linguistica non sembra ricevere adeguata attenzione nei numerosi dibattiti e iniziative per favorire il rilancio del paese appena uscito dall’emergenza da coronavirus. Sappiamo che non vi può essere una vera e duratura ripresa senza nuovi e cospicui investimenti in istruzione, e quindi in educazione linguistica, ma manca una visione strategica che tenga conto dei profondi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni e di ciò che la crisi sanitarioeconomica ha messo in evidenza. E cioè che per diverse ragioni è ora necessario diversificare maggiormente le competenze linguistiche della popolazione investendo più risorse nell’apprendimento di lingue diverse dall’inglese, e in particolare nel tedesco e nel francese.